L’evitamento sociale e la paura: il caso del rigore di Roberto Baggio e la teoria dell’esposizione
Scopri perché l’evitamento sociale rafforza la paura e come la terapia dell’esposizione aiuta a superarla. Il caso di Roberto Baggio e il rigore sbagliato ai Mondiali del 1994 come esempio di resilienza e crescita.
MONDO PSICOLOGICO
Le piccole cose sono importanti. Ciò che può sembrare un piccolo atto di coraggio è comunque coraggio. L’importante è la volontà di fare ancora un altro passo.” – Daisaku Ikeda 
L’ansia e la paura sono emozioni universali, e di fronte a esse spesso scegliamo una strategia apparentemente logica: l’evitamento. Evitare una situazione ansiogena sembra offrire un immediato sollievo, ma in realtà contribuisce a rafforzare la paura nel lungo periodo. Oggi, le opportunità offerte dal mondo digitale – studiare online, lavorare da remoto, socializzare attraverso i social media – sembrano fornire strumenti per gestire l’ansia e le interazioni sociali con meno rischi. Tuttavia, questa tendenza può anche favorire una forma di evitamento sociale che, invece di risolvere il problema, lo amplifica.
Un esempio illuminante di come affrontare la paura attraverso l’esposizione viene dal mondo del calcio: Roberto Baggio e il rigore sbagliato nella finale dei Mondiali del 1994. Il suo ritorno sul dischetto in altre occasioni, nonostante quel doloroso errore, rappresenta un simbolo potente di resilienza e della teoria dell’esposizione.
L’evitamento sociale nell’era digitale
L’evitamento sociale si manifesta quando una persona sceglie di sottrarsi a situazioni che percepisce come minacciose. Questo può riguardare eventi di vita quotidiana come parlare in pubblico, sostenere un esame, affrontare un confronto o anche solo uscire di casa.
Oggi, la digitalizzazione offre numerose alternative per evitare situazioni potenzialmente ansiogene:
• Studio e lavoro online: sempre più persone scelgono di laurearsi o lavorare da remoto, riducendo al minimo le interazioni dirette.
• Socializzazione virtuale: i social network permettono di mantenere relazioni evitando il contatto faccia a faccia.
• Acquisti online: lo shopping digitale evita il confronto con il mondo esterno.
Queste possibilità, se usate con equilibrio, possono essere strumenti utili. Tuttavia, quando diventano una strategia per evitare l’ansia, finiscono per alimentarla. Il motivo è che il cervello, non esponendosi alla situazione temuta, non ha la possibilità di apprendere che il pericolo non è reale o che è comunque affrontabile.
Il paradosso dell’evitamento: più eviti, più la paura cresce
Secondo la psicologia, evitare una situazione temuta fornisce un sollievo immediato, ma nel lungo periodo rafforza il circolo vizioso della paura. Questo fenomeno è ben spiegato dai modelli cognitivo-comportamentali dell’ansia. Quando una persona evita un’esperienza che le crea ansia:
Non smentisce la sua paura. Se non affronta la situazione, il cervello non può apprendere che l’ansia è temporanea e che la minaccia percepita non è così grave.
Perde fiducia in sé stessa. Evitare qualcosa comunica implicitamente al proprio sistema nervoso che non si è in grado di gestire quella situazione.
L’ansia cresce. Ogni evitamento rafforza il messaggio che quella situazione è pericolosa, alimentando ancora di più la paura.
La teoria dell’esposizione: affrontare la paura per superarla
Un approccio efficace per spezzare questo circolo vizioso è la terapia dell’esposizione, un pilastro della terapia cognitivo-comportamentale. Questo metodo prevede di affrontare gradualmente e ripetutamente la situazione temuta, permettendo al cervello di abituarsi alla paura e di ridurla nel tempo.
I principi della terapia dell’esposizione sono:
• Esposizione graduale: affrontare la situazione temuta in modo progressivo. Ad esempio, chi ha paura di parlare in pubblico può iniziare registrando un video, poi parlandone con pochi amici, fino ad arrivare a una platea più ampia.
• Sospensione dell’evitamento: interrompere la fuga dalla paura, affrontandola in modo consapevole.
• Ripetizione dell’esposizione: più ci si espone alla paura, più essa si riduce, grazie a un processo chiamato abituazione.
Il caso di Roberto Baggio: il rigore sbagliato e il ritorno sul dischetto
Uno degli esempi più potenti di esposizione alla paura nel mondo dello sport è quello di Roberto Baggio ai Mondiali del 1994. Dopo un torneo eccezionale, nella finale contro il Brasile, Baggio calciò alto l’ultimo rigore, decretando la sconfitta dell’Italia. Quel momento lo segnò profondamente, ma non si lasciò definire da quell’errore.
Invece di evitare i rigori per paura di sbagliare di nuovo, Baggio scelse di affrontare il trauma sportivo tornando sul dischetto in altre occasioni importanti, come la finale di Coppa Italia del 1995 e altre competizioni. Questo rappresenta un esempio concreto di esposizione progressiva: nonostante il fallimento e la paura, decise di riprovare, permettendo al suo cervello di rielaborare l’errore e superarlo.
Strategie per affrontare l’ansia senza evitarla
Accettare l’ansia come parte del processo. È normale provare paura, ma essa non è un nemico da eliminare, bensì un segnale che si sta uscendo dalla propria zona di comfort.
Esporsi gradualmente alle situazioni temute. Affrontare la paura passo dopo passo riduce la sua intensità nel tempo.
Cambiare la narrazione interna. Invece di vedere l’errore come un fallimento, considerarlo come un’opportunità di apprendimento.
Evitare di fuggire. Ogni evitamento rafforza la paura; ogni esposizione la indebolisce.
Praticare tecniche di rilassamento. La mindfulness, la respirazione diaframmatica e il training autogeno possono aiutare a gestire l’ansia prima di affrontare una situazione temuta.
Conclusione
L’evitamento può sembrare una soluzione temporanea per ridurre l’ansia, ma nel lungo periodo la amplifica. La digitalizzazione offre strumenti utili, ma se usati per evitare la paura, rischiano di aumentarla. La teoria dell’esposizione dimostra che affrontare gradualmente le situazioni ansiogene è il modo più efficace per ridurre la paura e aumentare la fiducia in sé stessi.
Il caso di Roberto Baggio ci insegna che, anche dopo un errore doloroso, si può sempre tornare sul dischetto. E nella vita, come nel calcio, la vera vittoria non sta nel non sbagliare mai, ma nel trovare il coraggio di riprovare. E, come nel calcio, nella vita il miglior modo per vincere la paura è tornare sul dischetto e tirare di nuovo.
Riferimenti bibliografici
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