L’episodio "La costante di LOST" e la Psicologia del Tempo
L’episodio La Costante di LOST esplora il legame tra tempo, memoria e identità, offrendo uno spunto sulla psicologia del tempo e i suoi effetti cognitivi ed emotivi. Scopri come le alterazioni temporali influenzano la percezione, il trauma e la psicologia umana, con riferimenti alla neuroscienza e alla psicoterapia.”
CURIOSITÀ
“Non sono io a morire, vero?” – Desmond Hume (LOST, S04E05 – La Costante)
L’episodio La Costante (The Constant) della quarta stagione di LOST è uno degli episodi più memorabili della serie, in cui vengono esplorati temi complessi come la percezione soggettiva del tempo, il trauma, e il ruolo della memoria nella costruzione dell’identità. La storia di Desmond Hume è un viaggio mentale che affronta la discontinuità della coscienza e del tempo, un concetto che affonda le radici nella psicologia e nelle neuroscienze. Scopriamo insieme come LOST esplori la psicologia del tempo e le sue implicazioni nella nostra vita emotiva e cognitiva.
La Percezione Soggettiva del Tempo
La percezione del tempo non è un dato oggettivo, ma è influenzata dai fattori cognitivi ed emotivi. Studi psicologici hanno dimostrato che:
• Le emozioni alterano la percezione del tempo: ad esempio, la paura e lo stress tendono a dilatare il tempo, mentre la felicità e il coinvolgimento lo fanno sembrare più veloce (Droit-Volet & Meck, 2007).
• L’attenzione modula la durata percepita: quando siamo concentrati su un’attività, il tempo sembra scorrere più velocemente (Zakay & Block, 1997).
• L’età influenza la percezione temporale: i bambini, a causa di una minore quantità di riferimenti mnemonici, percepiscono il tempo come più lento rispetto agli adulti (Wittmann & Lehnhoff, 2005).
Nel caso di Desmond, il tempo non solo appare distorto, ma si manifesta in una forma anomala: egli sperimenta dei salti tra passato e presente, un fenomeno che ricorda le esperienze dissociative o di depersonalizzazione in condizioni di forte stress.
“Non sono io a morire, vero?” – si chiede Desmond quando realizza che la sua mente sta viaggiando nel tempo senza controllo. Questa frase evidenzia la paura di perdere il senso della realtà, un sintomo tipico delle esperienze dissociative.
Memoria, Trauma e Viaggi Mentali nel Tempo
Il Tempo e la Memoria Episodica
La nostra capacità di ricordare il passato e immaginare il futuro è legata alla memoria episodica (Tulving, 2002). Questa funzione ci permette di rivivere esperienze passate e proiettarci nel futuro. Desmond si trova intrappolato in un loop temporale, incapace di distinguere i suoi ricordi passati dal presente. Questo fenomeno ricorda i sintomi del Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD), in cui i flashback possono sembrare esperienze attuali (Brewin et al., 2010).
L’Ancoraggio alla Realtà: La Costante
In psicoterapia, una strategia comune per affrontare il trauma o la dissociazione è il grounding, ossia l’uso di elementi tangibili o relazioni significative per rimanere ancorati alla realtà (Foa, Keane, Friedman, & Cohen, 2009). Penny rappresenta per Desmond questa costante, l’elemento stabile che lo salva dalla frammentazione temporale.
Questa teoria è supportata dalle ricerche sull’attaccamento (Bowlby, 1969), che evidenziano come una figura sicura possa fornire stabilità emotiva e identitaria.
Il Tempo e l’Identità Psicologica
La continuità temporale è essenziale per la nostra identità. Paul Ricoeur (1984) parlava di identité narrative, ovvero la costruzione dell’identità attraverso la narrazione coerente della nostra storia. Quando la percezione del tempo è alterata, come nel PTSD, la nostra identità può risultare frammentata. Desmond sperimenta questa sensazione, ma riesce a ricostruire la sua identità grazie al contatto con Penny.
Questa dinamica è simile alla terapia EMDR (Shapiro, 2018), che aiuta i pazienti a riorganizzare i ricordi traumatici in una narrazione stabile.
L’episodio La Costante di LOST non è solo un capolavoro narrativo, ma un’affascinante esplorazione della psicologia del tempo. La serie ci invita a riflettere su come il tempo sia un costrutto flessibile, modellato dalle nostre percezioni, emozioni e relazioni affettive. La storia di Desmond illustra il potere delle costanti emotive nel restituirci la stabilità psicologica, un concetto che trova riscontro nelle neuroscienze e nella psicoterapia.
Bibliografia
• Bowlby, J. (1969). Attachment and Loss: Vol. 1. Attachment. New York: Basic Books.
• Brewin, C. R., Gregory, J. D., Lipton, M., & Burgess, N. (2010). Intrusive memories in PTSD: Role of the hippocampus and amygdala. Neuropsychology Review, 20(2), 252-271.
• Droit-Volet, S., & Meck, W. H. (2007). How emotions colour our perception of time. Trends in Cognitive Sciences, 11(12), 504-513.
• Foa, E. B., Keane, T. M., Friedman, M. J., & Cohen, J. A. (2009). Effective treatments for PTSD: Practice guidelines from the International Society for Traumatic Stress Studies. Guilford Press.
• Ricoeur, P. (1984). Time and Narrative. University of Chicago Press.
• Shapiro, F. (2018). Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) Therapy: Basic Principles, Protocols, and Procedures. Guilford Publications.
• Tulving, E. (2002). Episodic memory: From mind to brain. Annual Review of Psychology, 53(1), 1-25.
• Wittmann, M., & Lehnhoff, S. (2005). Age effects in perception of time. Psychological Reports, 97(3), 921-935.
• Zakay, D., & Block, R. A. (1997). Temporal cognition. Current Directions in Psychological Science, 6(1), 12-16.
